La Ferrara di Ariosto
“O città bene avventurosa, la gloria tua salirà tanto ch’avrai di tutta Italia il pregio e ‘l vanto” (Ludovico Ariosto)
Ariosto nasce a Reggio Emilia e muore a Ferrara (1474 – 1533).
E' uno dei più importanti poeti italiani dell'epoca rinascimentale e uno dei principali scrittori della letteratura italiana. Apparteneva ad una famiglia nobile ma con difficoltà economiche, così il padre lo spinse a seguire gli studi di legge a Ferrara, ma vi si dedicò con poco entusiasmo. Più tardi ottenne di dedicarsi alla formazione umanistica, imparando bene il latino e meno bene il greco. Condusse una giovinezza brillante ed ebbe varie relazioni amorose, sino al 1500 quando la morte del padre lo costrinse a occuparsi della famiglia e del patrimonio dissestato.
Entrò così al servizio degli Este, i signori di Ferrara: nel 1502 divenne capitano della rocca di Canossa e nel 1502 fu nominato segretario del cardinale Ippolito, fratello del duca Alfonso I. Iniziò per lui un periodo difficile, continuamente impegnato in viaggi e missioni diplomatiche per conto del suo signore. Si è cimentato nei generi poetici più diversi, scrivendo rime di ispirazione petrarchesca, satire (uno dei pochi esempi della letteratura del XVI sec.) e commedie, dedicando al teatro una parte non irrilevante della sua attività di scrittore. Il suo capolavoro assoluto resta comunque l'Orlando Furioso, il poema epico-cavalleresco adattato alle nuove esigenze del Rinascimento. Ariosto, avrebbe voluto dedicare più tempo alla letteratura e questo inasprì i rapporti col cardinale, che per di più era un uomo alquanto rozzo poco interessato alla letteratura. Nel 1517 passa al servizio di Alfonso I. A causa delle ristrettezze economiche, Ariosto è costretto ad accettare l’incarico di commissario ducale della Garfagnana dal 1522 al 1525. Tornato a Ferrara, dedica gli ultimi anni della sua vita alla revisione dell’Orlando Furioso che viene pubblicato in edizione definitiva nel 1532, l’anno precedente alla sua morte. A Ferrara col denaro messo assieme grazie al servizio svolto e ad una piccola eredità paterna, si comprò una casetta in contrada Mirasolecon un orticello. Il poeta diede grande importanza a questo luogo, che per lui era simbolo di una indipendenza economica: sulla facciata della casa fece scrivere il distico latino Parva, sed apta mihi, sed nulli obnoxia, sed non / Sordida, parta meo sed tamen aere domus("Piccola, ma adatta a me, ma non soggetta a nessuno, ma non miserabile, ma tuttavia acquistata col mio denaro").
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CASA DI LUDOVOCO ARIOSTO
L'abitazione si trova in via Ariosto 67.
E’ la casa in cui il poeta trascorse gli ultimi anni. Vi sono raccolti suoi cimeli, che costituiscono un museo dedicato al più celebre letterato ferrarese.
L’abitazione, realizzata probabilmente su disegno di Girolamo da Carpi, presenta una facciata semplice, ma elegante in mattoni a vista.
Al primo piano si trova un piccolo museo dedicato al poeta in cui sono conservati il calco in bronzo del suo calamaio, alcune edizioni delle sue opere e molte medaglie che lo rappresentano. Nel piccolo corridoio centrale è conservata in una vetrina la preziosa edizione dell’Orlando Furioso illustrata da Gustave Doré, del 1881. Sul retro della casa si trova un giardino creato all’epoca del poeta, oggi utilizzato per concerti ed iniziative temporanee.
BIBLIOTECA ARIOSTEA
La biblioteca Ariostea conserva un insieme di tradizione, conserva inoltre un patrimonio di oltre 400.000 di libri biografici.
Essa ha un ruolo di tutela e conservazione.Essa deve documentare la cultura del suo territorio, attraverso la raccolta di libri e pubblicazioni relative ai più importanti scrittori, poeti, e altri studiosi del posto.
La Biblioteca inoltre occupa un edificio storico vicino al Ghetto degli Ebrei e possiede una superficie pari a 3151mq, ai quali si aggiungono un cortile di più di 500mq e anche un giardino di più di 1100mq, questi sono dotati di postazioni all'aperto per l'estate .
La Biblioteca Ariostea viene costruita nel 1391 come proprietà privata degli Estensi, Palazzo Paradiso assume una fisionomia seicentesca , per decisione della Muncipalità - che lo riceve in affitto dagli Estensi, in partenza verso i feudi di Modena e Reggio - vi si insediano le facoltà universitarie.
La nuova destinazione d'uso comporta una serie di modifche culminanti nel trasferimento dell'ingresso principale da via Gioco del Pallonea via Scienze e nell'attuazione dell'imponente portale sovrastato da una torretta, ad opera di Alessandro Balbi e Giovan Battista Aleotti.
Nel corso del Settecento sorgono il Teatro Anatomico, l'Orto Botanico, la Sala della Biblioteca e, su progetto di Antonio Foschini, l'elegante scalone marmoreo, di accesso ai piani superiori.