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Addizione Erculea

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A metà del ‘400, nonostante gli ampliamenti e le modifiche precedenti, Ferrara era ancora una città medievale, l’aumento enorme della popolazione aveva portato a concentrare un fitto assembramento di abitazioni in un cerchio di mura piuttosto limitato. Le strade erano strette e tortuose e non vi erano piazze.
Per le nuove esigenze della signoria estense, mancavano gli spazi di rappresentanza ed i percorsi al suo interno rallentavano i movimenti dell’esercito, rendendo la città poco gestibile in caso di difesa.
Ercole I decise di realizzare una radicale trasformazione della città, con l’ampliamento urbanistico, la costruzione di una nuova cinta di mura difensive e la razionalizzazione del sistema viario. Venne quindi avviata la “seconda addizione”, conosciuta anche come Addizione Erculea, un intervento urbanistico di grande respiro che raddoppiò l’area urbana e ridisegnò l’assetto delle strade. Non si è trattato, quindi, semplicemente di trasformare il centro medievale, ma piuttosto di sviluppare un nuovo centro, tanto che la Ferrara estense viene considerata dallo storico Jacob Burckhardt come la prima moderna città europea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Questa impresa venne affidata verso il 1492 a Biagio Rossetti, autore anche del celebre Palazzo dei Diamanti. 
Rossetti lavorò con grande intelligenza urbanistica, limitando al massimo i disagi per la popolazione la signoria ed evitando demolizioni e stravolgimenti.
La nuova cinta delle mura venne allargata per proteggere il lato settentrionale di Ferrara e comprendere al suo interno alcuni edifici strategici come il Castello di Belfiore, la Certosa e la chiesa di Santa Maria degli Angeli. Per ottenere questa dilatazione incanalò il corso della Giovecca in un percorso sotterraneo mediante l’interramento del canale. Sulla superficie ricavata ottenne una strada di circonvallazione coincidente con gli sbocchi delle antiche vie di accesso alla città dove si trovavano le porte.

La nuova rete stradale venne basata sul sistema classico del cardo e decumano con gli assi viari di via degli Angeli (da nord a sud), attuale corso Ercole I d’Este, e via dei Prioni (da ovest a est), attuale corso Porta Po. La prima collegava il Castello di Belfiore, avamposto presso le nuove mura, con il Castello Estense ai limiti della città medievale. Lungo il cardo si allinearono i principali centri del potere e la strada divenne una sorta di percorso privilegiato riservato agli Este.

La via dei Prioni, orientata come decumano, attraversava la città con un rettilineo orientato da ovest a est collegando Porta Po con Porta Mare.

Per esigenze di tipo militare e garantire un agile spostamento delle truppe in caso di necessità, la piazza, luogo di aggregazione sociale e sede i mercato, non venne collocata sul percorso né sull’incrocio, ma decentrata verso est su un lato della via dei Prioni, in modo da evitare intralci.
Rossetti sulla base dei due assi ha disegnato una rete di strade ortogonali lunghe e rettilinee collegando con chiarezza i quartieri già esistenti in continuità con il tessuto preesistente rendendo possibili ulteriori sviluppi. Per la sua modernità ed efficacia il progetto rossettiano può essere considerato come un attuale “piano regolatore”, comprendente l’individuazione di aree a destinazione diversa: di tipo residenziale, produttivo, di servizio, di aggregazione sociale, di rappresentanza, ecc.

Alle esigenze pratiche Rossetti seppe fondere anche precisi valori estetici. Le strade sono concepite come una grandiosa scenografia che si sviluppa intorno al visitatore con spettacolari scorci prospettici e sfondi monumentali, inoltre, rispettando i paramenti in cotto e le decorazioni tradizionali ferraresi, intervallò lo sviluppo delle strade con pause di verde pubblico.

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All’incrocio dei due principali assi di via degli Angeli e via dei Prioni si inseriscono come punti di riferimento della città tre edifici qualificanti e facilmente riconoscibili: Palazzo dei Diamanti, Palazzo Prospero Sacrati, progettati dallo stesso Rossetti e Palazzo Turchi-di Bagno. È significativa l’attenzione che l’artista ha riservato alla definizione dei particolari d’angolo dei tre edifici, inserendo elementi come balconi, paraste e contrafforti molto caratterizzati. 
Palazzo dei Diamanti, originalissimo per il suo rivestimento a bugne e piramidali, è stato concepito per essere visto di scorcio. L’angolo, evidenziato dal balcone angolare e dalle paraste con classiche candelabre a rilievo, qualifica esteticamente l'area di incrocio. Di fronte ad esso si contrappone Palazzo Turchi di Bagno con il contrafforte angolare su cui si appoggiano due ordini di paraste corinzie in marmo, in vivace contrasto cromatico rispetto alla muratura in laterizio. Dal lato opposto, il balcone del Palazzo Prosperi Sacrati comunica con quello del Palazzo dei Diamanti.
Altri edifici proigettati dal Rossetti che caratterizzano la città sono
Palazzo Schifanoia, che offre uno scenografico prospetto sulla via Scandiana, e la Loggia nella piazza del Duomo.

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Palazzo dei Diamanti all’incrocio tra il cardo e il decumano  

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